Chi prepara content e mini-campagne per i social?
Normalmente dovrebbe essere compito di un Social Media Manager, ma quale dovrebbe essere una procedura più o meno redditizia per ottenere risultati apprezzabili?
Cominciamo col dire che l’ortodossia della comunicazione esiste, e contrariamente a quello che qualcuno dice, le regole dell’advertising non vanno ignorate, anche se sembrano vecchie, valgono sempre quelle di una volta, valgono sempre anche quelle dell’off-line, anche se le applichi all’on-line, anche se si tratta di nuovi modi di veicolare la comunicazione. Insomma, possono essere nuovi i modi per veicolare la comunicazione, non i modi per creare un messaggio.
Creatività e concept sono sempre stati il perno principale, e non vi preoccupate lo saranno sempre, contenuti di qualità e creatività prima di ogni strategia. Lo ripeterò fino al mio ultimo giorno di vita su questa terra. Creatività batte strategia 1 a 0.
Detto questo, passiamo ai social, che sono una piccola parte del piano comunicazione di una azienda.
Il social media manager stabilisce con il direttore marketing aziendale le linee dinamiche del brand, il mood del marchio, la sua brand identity etc
A quel punto prepara una “social mood board” e la condivide con l’azienda o eventualmente con l’agenzia di comunicazione che ha l’incarico di gestire il branding di quella azienda.
Questo per stabilire tutti i criteri con cui verrà scritto, verranno fatte le grafiche, quali font, quali colori, come dovranno essere fotografati i prodotti oppure come dovranno essere raccontati i servizi se sono servizi. Insomma quella cosa che si chiama “brand identity”
Fatto questo il Social Media Manager dovrebbe avere a disposizione un grafico, un fotografo, un copywriter e altre persone che dovranno fornirgli il necessario per preparare un post, una campagna, una promozione. Insomma un contenuto di qualità, che sia assolutamente in linea con il prodotto e che sia quindi di conseguenza efficace, Perché l’efficacia di una comunicazione e figlia della coerenza stessa della comunicazione, prima ancora che della creatività o della strategia.
Fatta la squadra, si passa al piano editoriale, qui, il Social Media Manager deve consultare il media planning fatto in azienda dall’ufficio marketing o dall’agenzia e farne quindi uno suo per i social. Poiché è l’azienda ad avere ben chiaro il calendario commerciale degli eventi aziendali.
ESEMPIO:
Si sa già che l’azienda presenterà i nuovi prodotti in quel periodo, farà una fiera in quel mese, metterà in promozione dei prodotti a fine stagione, la presentazione alla rete vendita, oppure che ci sarà la festa del papà, della mamma, della nonna… oppure le festività principali come il Natale il capodanno etc etc. Queste per esempio sono tutte cose di cui tener conto in un piano di pubblicazioni social, oltre la gestione e pubblicazione standard sul prodotto…
Cioè ciclicamente presentare i prodotti e parlarne con gli utenti per creare consapevolezza, spiegare e dare informazioni per fare engagement e per creare una lead consapevole ed attiva.
Qualità nella comunicazione, chiarezza nelle discussioni, servizio all’utente, non mettete tra voi e lui subito una landing page, fatelo dopo, molto dopo, prima c’è un percorso, una cosa che alcuni di noi chiamano LOVEMARKS, che è un lavoro lungo e dispendioso, ci vuole tempo passione e soldi. Se ti dicono che basta qualche adv che ti porti ad una landing page per raccogliere dati, occhio, non funziona, stai solo continuando a sbattere in faccia al cliente la tua pubblicità. E ho ripetuto più volte nei miei video che non funziona più così. La tua strategia deve mettere l’utente finale al punto di partenza della tua comunicazione, non al punto di arrivo. “User is the king!”
Tenendo conto del fatto che i social sono diversi tra loro, i contenuti vanno fatti in modo da essere adattati a vari format e vari usi, dipende dal tema trattato dal target e dal social.
ESEMPIO:
Prima che inventassero i social, Se dovevamo fare comunicazione per una compagnia assicurativa oppure per una crociera in nave, e compravamo pagine su giornali, per esempio “caccia e pesca” piuttosto che “Famiglia cristiana” o “Donna moderna”, facevamo tutte comunicazioni a soggetti diversi, maschile per caccia e pesca, con un momento di “family style” per famiglia cristiana oppure con un soggetto donna o mamma per donna moderna, ma era lo stesso prodotto… solo aveva soggetti fotografici head line e body copy diverse, perché parlavano a persone diverse, anche vendendo lo stesso prodotto.
Quindi oggi una campagna social potrebbe essere monosogetto o multisoggetto che lancia una o piu ADV contemporaneamente su più social e per colpire più target.
Tutto dipende dal prodotto e dalla strategia che uno vuole adottare. Anche dall’esperienza e dall’astuzia di chi disegna la strategia social.
Quindi riassumendo, mood brand in cima, creatività e qualità del post (cioè foto e copy fatti bene) e poi in fine a completare il tutto una strategia sensata per la veicolazione di questo messaggio. Il format varia sempre in base al social e in base ai cambiamenti in atto all’interno del social, quindi non esiste una ricetta vincente per fare un content, non esiste il content universale che vada bene per tutti, non c’è quello unisex o taglia unica, anche perché non è il format ad aumentarne l’interazione, ma il contenuto. Ognuno deve sforzarsi di avere semplicemente a cuore la brand identity e il mood con cui comunicare, una volta sponsorizzate sarà l’utente a trovare il tuo prodotto, stai tranquillo.