JointMark© come nuovo modo necessario di fare Branding.
- L’evoluzione del branding mira a coinvolgere i consumatori come protagonisti attivi anziché spettatori passivi. JointMark rappresenta questa evoluzione, trasformando il branding da comunicazione unidirezionale a coinvolgimento condiviso. Questo approccio soddisfa le esigenze dei consumatori moderni e offre opportunità di innovazione, differenziazione e relazioni autentiche. In un mondo interconnesso e partecipativo, JointMark emerge come essenziale e potente per il branding.
Ho abbracciato per anni la teoria Lovemarks di Kevin Roberts (Ceo della Saatchi&Saatchi). Ho grande stima per lui e per altri grandi pubblicitari del passato, da Bernbach a Seguelà, da Ogilvy a Testa, ognuno di questi mi ha lasciato una piccola cicatrice. Di quelle che ti porti dietro e che nemmeno più ricordi di avere.
Tuttavia cerco di avere un approccio innovativo, sempre, e non mi fermo a quello che leggo sui libri o sul web, specialmente se sono libri scritti decenni fa. Il mondo cambia, quindi cambia il mercato, cambiano i prodotti e cambiano i consumatori, di conseguenza devono cambiare la tecnica e la modalità di creazione di un messaggio.
Mentre una volta si inventavano storie e personaggi di fantasia che affascinassero il consumatore, oggi la necessità è quella di essere “veri” e vicini il più possibile alla realtà vissuta dal consumatore, deve identificarsi, non deve più sognare. Per esempio, la campagna tanto amata da molti marketer con cui Ogilvy lancio la camicia Hathaway oggi non avrebbe lo stesso successo. All’epoca il mistero di questo uomo con la benda fece lavorare molto la fantasia dei lettori. Chi è? Come ha perso la vista?
L’accento era posto sul personaggio, sorvolando quello che era il vero soggetto della campagna, cioè la camicia, come era fatta, con che tessuto etc etc. Oggi l’utente non vuole più che un brand racconti storie, vuole sapere quello che c’è da sapere sul prodotto, e se proprio deve esserci una storia in questa vuole esserci anche lui. Il Marlboro Man, l’uomo affascinante con la sigaretta in bocca è stato licenziato 20 anni fa se non ve ne siete accorti, e le sigarette oggi vengono vendute in maniera tutt’altro che affascinante. Sui pacchetti foto orribili, che devono dissuadere dal comprarle, si è passati dal “fuma… sembrerai più macho” al “fumi ancora… ma allora sei pazzo?”. E perché si è arrivati a questo? Chi lo ha volto questo cambiamento, le multinazionali, i governi o i clienti? I clienti ovviamente, e attraverso battaglie fatte con associazioni per la difesa del consumatore.
Il marketing negli ultimi anni è completamente cambiato, o metti lo user al centro del tuo business o non vai da nessuna parte.
I millennials oggi non si fidano della pubblicità, sentono puzza di marketing da lontano, sanno cosa sono le multinazionali, sanno cosa è il product placement e sanno che gli influencer sono pagati così come i blogger. Lo user ha mangiato la foglia. Tant’è che prendono più like le foto, storie e reels che le foto fatte in maniera professionale. La bravura sta nel saper fare un “professional real” cioè foto o video che sembrano fatti in maniera amatoriale ma in realtà li ha fatti un professionista. È esattamente così che fanno i grandi influencer o blogger, sembra si facciano dei banalissimi selfie ma invece c’è tutto uno staff dietro a quelle foto.
In ogni caso più si è reali e meglio è!
JointMark significa user e marca uniti in un solo scopo e una sola vision.
La nascita del prosumer.
Lasciate che i clienti raccontino le loro storie.
Invece di creare storie costruite in maniera artificiosa, usa le migliaia di storie che sono già li fuori. Lasciate che i clienti condividano i loro alti e bassi, che mostrino ad altri clienti come cambiano le loro vite dopo aver usato i vostri prodotti.
Si tratta essenzialmente di una nuova forma di marketing del passaparola, il passaparola è ancora una tecnica di marketing estremamente efficace.
L’ ascesa di User Generated Content (UGC) è stata una manna per i marchi che sono in grado di gestire le storie dei loro clienti in tempo reale, e in un unico posto. Oltre il 50% dei millennial ammette di utilizzare UGC per determinare le decisioni di acquisto relative ai principali dispositivi elettronici, mentre l’84% afferma che vedere UGC su un e-commerce ha un’influenza sui loro acquisti. (dati Social Media Week)
Non credo siano numeri da ignorare!
È il concetto di “populismo” che invade e condiziona anche il mondo del marketing!
Cosa ho imparato e cosa ho capito in 30 anni di Advertising, ma soprattutto in che direzione va questo mondo?
Quali possono essere, in sintesi, i punti fermi che regolano passato e futuro della comunicazione d’impresa?
- Che consuadereè meglio che persuadere, solo la consapevolezza reciproca (cliente/marca) genera Brand forti e inattaccabili nella nuova era industriale.
- Che oggi una strategia di comunicazione deve essere proattivae non più solo reattiva. Deve anticipare, non soltanto reagire.
- Che bisogna saper distinguere il “Branding” dalla “Promozione“.
- Che il Positioningnon è un mezzo ma un fine, non si fa positioning, si ottiene.
- Che un prodotto o un servizio oggidevi farlo con il cliente, non per il cliente. Il cliente è una grande fonte di informazioni utili, usale.
- Che il rispettoper una marca da parte del cliente, è strettamente proporzionale al rispetto che la marca ha per il cliente stesso.
- Che la miglior forma di comunicazione è il passaparola tra clienti stessi.
- Che creatività e strategiasono due facce della stessa moneta. Una non esclude l’altra. Intuizione e tecnica.
- Che un’idea bellafacilita di molto il lavoro di veicolazione. Mai visto il contrario.
- Che creatività, alle volte, significa saper mettere insieme le cose in maniera strategica, quindi nemmeno la strategia si salva dal dover usare la creatività.
- Che un brand deve preoccuparsi principalmente di due cose, notorietà e reputazione. Che se ne parli, e che se ne parli bene.
Le persone sono mosse dai sentimenti non dalla ragione! (Kevin Roberts)
Quanto mi piace questa affermazione!
Oggi l’advertising è prima di tutto fiducia tra marca e cliente, collaborativa interazione.
Da quando sono nati i social network e le piattaforme che recensiscono i prodotti, si è fatta strada una nuova necessità, quella di interagire con la marca e di dare una propria opinione, mentre negli anni precedenti la marca investiva un budget per convincere il consumatore a comprare quel determinato prodotto. Adesso invece è il consumatore a cercare il prodotto, si informa, fa paragoni e decide dopo aver valutato quello che più si avvicina alle sue esigenze. Quindi oggi è il consumatore a cercare il prodotto e non più il prodotto a rincorrere il consumatore.
Il marketing di tipo tradizionale, infatti, non funziona più se non tiene conto di questo aspetto. La marca deve parlare al consumatore, capirne le necessità, raccogliere tutti i feedback e usarli per modificare e migliorare il prodotto stesso. Il prodotto, ormai, va fatto con il consumatore e non per il consumatore!
La teoria JointMark fa in modo che i prosumer stessi siano l’azienda.
User is the king! (Alain Serafini)
Ecco la mia teoria JointMark
Premessa: Non parlerò della teoria JointMark i tutti i suoi dettagli perché ci vorrebbe un libro dedicato solo ad essa, quindi qui darò tutte le spiegazioni perché tu capisca bene di cosa si tratta, sarò chiaro ed esaustivo ma non dettagliato. Mi riservo la stesura di un libro tutto sulla JM.
Bene, nei due capitoli precedenti abbiamo visto come il marketing sarà stravolto nei prossimi anni, come il concetto di target è completamente morto. E quindi? Che facciamo, come ci prepariamo a questo cambiamento?
In questo capitolo, esploreremo come il percorso di JointMark può aiutarti a creare una struttura tale da proteggere il tuo brand e ottenere l’advocacy dei tuoi prosumatori in modo spontaneo, risparmiando budget prezioso.
Ci vuole una teoria nuova?
In un mondo spesso intriso di fuffa autoreferenziante, c’è bisogno di qualcosa di autentico, nuovo, un approccio omocentrico, sostenibile, pragmatico e decisamente eteroreferenziante.
Mi fermo qui, questo paragrafo l’ho scritto e cancellato più volte. Ti confesso, che mi sto sforzando come un ciclista in salita nel resistere alla tentazione di fare nomi di guru, delle loro teorie o dei loro modi super professionali di vendere fumo. Dei loro libri pieni di chiacchiere e tecniche americane di metà ‘900.
Voglio resistere a questa tentazione.
Ecco perché credo fermamente che sia giunto il momento di una teoria nuova, una teoria che vada oltre gli stereotipi, che metta al centro le vere esigenze e aspirazioni delle persone. È un percorso di sfide, ma sono convinto che solo così potremo fare davvero la differenza.
Spero che tu possa comprendere l’importanza di questa nuova prospettiva e unirti a me nel viaggio verso l’innovazione, verso un approccio autentico e appassionante. Insieme possiamo superare le vecchie logiche e costruire qualcosa di straordinario, una teoria che cambierà il modo in cui concepiamo il marketing e la comunicazione.
Credimi, è davvero giunta l’ora di una teoria nuova, e sono grato di condividere con te questo entusiasmante cammino verso un futuro migliore.
Come nasce la JointMark?
Negli ultimi decenni, ho avuto il privilegio di abbracciare e apprezzare il contributo di grandi pubblicitari del passato come Bernbach, Seguelà, Ogilvy e Testa, e di Kevin Roberts. Tuttavia, ho sempre cercato di avere un approccio innovativo, non limitandomi a ciò che si legge nei libri o su Internet, specialmente se scritti molti anni fa. Il mondo cambia, il mercato si trasforma, i prodotti evolvono e i consumatori si modificano. Di conseguenza, le tecniche e i modi di creare un messaggio devono adeguarsi a questi cambiamenti.
Un tempo, si inventavano storie e personaggi di fantasia per affascinare il consumatore, ma oggi la necessità è essere “autentici” e vicini alla realtà vissuta dai consumatori stessi.
Oggi, i consumatori non vogliono più che i brand raccontino storie; vogliono conoscere ciò che c’è da sapere sul prodotto e, se deve esserci una storia, desiderano farne parte. Il mitico Marlboro Man, l’affascinante uomo con la sigaretta in bocca, è stato congedato vent’anni fa, e oggi le sigarette vengono vendute in modo tutto fuorché affascinante. Sui pacchetti, ci sono foto orribili che dissuadono dall’acquistare. Si è passati dall’invito a “fumare… sembrerai più macho” al “fumi ancora… ma allora sei pazzo?”. E perché questo cambiamento? È stato voluto dai clienti stessi, attraverso lotte condotte con associazioni per la difesa dei consumatori.
Il marketing negli ultimi anni è completamente mutato. Se non metti l’utente al centro del tuo business, non andrai da nessuna parte. I millennials, in particolare, non si fidano della pubblicità e annusano il marketing da lontano. Sanno come funziona il marketing, il product placement e che gli influencer e i blogger vengono pagati per fare markette. Il consumatore ha aperto gli occhi.
Le famosissime landing page ormai non danno più risultati soddisfacenti.
Va bene progettare i funnel ma, il criterio deve essere completamente diverso, lo scopo del funnel non deve essere più quello di convertire (far comprare), ma deve fare da porta di accesso alla community del brand.
JointMark rappresenta l’unione tra utente e brand in un’unica missione e visione.
È emersa una nuova necessità con l’avvento dei social media e delle piattaforme di recensioni dei prodotti: interagire con il brand e condividere la propria opinione. In passato, i brand investivano per convincere il consumatore ad acquistare un determinato prodotto. Oggi, è il consumatore stesso a cercare il prodotto, informarsi, confrontare e decidere in base alle proprie esigenze. È il consumatore che cerca il prodotto, non il contrario.
Il marketing tradizionale non funziona più se non si tiene conto di questo aspetto. Il brand deve dialogare con il consumatore, comprenderne le necessità, raccogliere feedback e utilizzarli per modificare e migliorare il prodotto stesso. Oggi, il prodotto viene co-creato con il consumatore, non semplicemente creato per lui!
Il marketing si basa sulla fiducia tra brand e consumatore, sull’interazione collaborativa. Dall’avvento dei social network e delle piattaforme di recensioni, è emersa una nuova necessità: le persone desiderano interagire con il brand e dare la propria opinione. La marca deve essere in grado di gestire in tempo reale le storie dei propri clienti in un unico luogo.
Il marketing tradizionale ha raggiunto i suoi limiti. Nel panorama attuale, il consumatore non è più un semplice destinatario passivo delle campagne pubblicitarie, ma è diventato un attore centrale che cerca attivamente prodotti e servizi, e desidera un’autenticità e una connessione con i brand. La creazione del messaggio di marketing deve evolversi per soddisfare queste nuove esigenze.
L’approccio del passato, che si basava sulla manipolazione delle emozioni attraverso storie di fantasia e personaggi affascinanti, non è più sufficiente. Oggi, i consumatori vogliono conoscere la realtà del prodotto, vogliono avere informazioni concrete e desiderano essere coinvolti nel processo decisionale. Non si tratta più di sognare, ma di identificarsi con ciò che è autentico e vicino alle loro esperienze di vita.
La crescente consapevolezza dei consumatori ha portato a un’evoluzione nel modo in cui le aziende si relazionano con il pubblico. Il marketing moderno richiede una relazione di fiducia reciproca a doppio senso di marcia non a senso unico. Non si tratta solo di persuadere, ma di comprendere le esigenze dei consumatori, raccogliere feedback e utilizzarli per migliorare il prodotto stesso. Il consumatore non è più solo un cliente, ma un partner nella creazione di valore.
L’era dei social media e delle piattaforme di recensioni ha amplificato questa tendenza. L’User Generated Content (UGC) è diventato un potente strumento di marketing, in quanto i consumatori si affidano sempre di più alle opinioni e alle esperienze di altri utenti nella fase di decisione d’acquisto. Le aziende che sono in grado di gestire in tempo reale le storie dei loro clienti e di creare una comunità di utenti fedeli e coinvolti ottengono un vantaggio competitivo significativo.
I millennials, in particolare, sono cresciuti con una profonda sfiducia nei confronti della pubblicità tradizionale. Riconoscono le strategie di marketing e sono consapevoli della tattica delle multinazionali. La comunicazione autentica e trasparente diventa quindi fondamentale per costruire un legame duraturo con questa generazione di consumatori.
L’approccio di JointMark, che unisce l’utente e il brand in un’unica visione e missione, si basa su questo nuovo paradigma del marketing etico. Piuttosto che creare storie artificiose, si tratta di valorizzare le migliaia di storie già presenti nel mondo reale dei consumatori. Consentire ai clienti di condividere le loro esperienze, alti e bassi, e mostrarle ad altri clienti, crea un’autenticità che alimenta il passaparola positivo.
In sintesi, il marketing moderno richiede un approccio basato sulla fiducia, sulla co-creazione di valore con il consumatore e sull’ascolto delle sue esigenze, oltre che su una opportunità di guadagno nel caso lo volessero. La creatività rimane un elemento essenziale per catturare l’attenzione e stimolare l’interesse, ma deve essere combinata con una strategia di comunicazione proattiva e un’attenzione costante alla qualità del contenuto. Il futuro della comunicazione d’impresa è guidato dall’interazione collaborativa tra brand e consumatore, in cui entrambi sono protagonisti nella creazione di un valore autentico e duraturo.
- Oggi devi creare prodotti o servizi insieme al cliente, non solo per il cliente. Il cliente è una grande fonte di informazioni, sfruttala.
- Il rispetto che il cliente ha per un brand è strettamente proporzionale al rispetto che il brand ha per il cliente.
- Il passaparola è ancora una forma di marketing estremamente efficace.
Da uomo di marketing, l’amore per le materie scientifiche e filosofiche è innato, e prediligo tutto ciò che è pragmatico e non dogmatico. Tra le tante letture, mi sono avvicinato anche ad Hegel. Nel frattempo, sentivo la necessità di sviluppare un metodo solido, forte e moderno per il marketing. Un giorno, marketing e filosofia hanno trovato un punto d’incontro e ho iniziato a scrivere, sperimentare ed applicare un metodo che nel corso degli anni ho continuamente modificato, per giungere a un processo di evoluzione ben definito, in cui le idee si trasformano in azioni concrete.
In questo percorso, la fase finale diventa la nuova “tesi” e si ricomincia da capo, correggendo gli errori precedenti e superando ostacoli imprevisti. Questo loop continuo ci porta sempre più verso la perfezione, rendendo il piano marketing basato sulla teoria JointMark (JM) veramente solido e potente. Grazie a questo approccio, si risparmia tempo, denaro e risorse umane, contribuendo al successo delle strategie di marketing. Vedrai ti piacerà.
Il bisogno, la voglia, la necessità.
Il bisogno di far parte di un progetto e il desiderio di essere coinvolti nel processo di creazione di un prodotto sono motivazioni profonde e intrinseche delle persone. Questo fenomeno può essere spiegato da diversi fattori:
- Sentimento di appartenenza: Essere parte di un progetto o coinvolgersi nella creazione di un prodotto crea un senso di appartenenza e di identità. Le persone vogliono sentirsi parte di qualcosa di più grande, fare parte di una comunità o di un gruppo che condivide interessi simili.
- Autorealizzazione: Partecipare attivamente a un progetto o al processo di creazione di un prodotto dà alle persone l’opportunità di esprimere la propria creatività e mettere in campo le proprie competenze. Questa realizzazione personale è gratificante e soddisfacente.
- Coinvolgimento emotivo: Quando le persone si sentono coinvolte in un progetto o nella creazione di un prodotto, sviluppano un legame emotivo più profondo con esso. Questo legame può influenzare positivamente la fedeltà del cliente e il rapporto con il brand.
- Trasparenza e fiducia: Il coinvolgimento delle persone nel processo di creazione di un prodotto crea un senso di trasparenza e fiducia. Quando le aziende includono i clienti nelle decisioni e ascoltano le loro opinioni, dimostrano di prendere in considerazione le esigenze dei clienti.
- Tecnologia e social media: L’evoluzione della tecnologia e dei social media ha reso più facile per le aziende coinvolgere i clienti in modi nuovi e interattivi. Le piattaforme online consentono ai brand di condurre sondaggi, raccogliere feedback e interagire direttamente con i clienti.
Il motivo per cui ciò è diverso oggi rispetto al passato può essere attribuito a vari cambiamenti nella società e nell’economia:
- Cultura della partecipazione: Oggi c’è una maggiore cultura della partecipazione e dell’empowerment dei consumatori. Le persone vogliono essere coinvolte e avere un ruolo attivo nella co-creazione dei prodotti e servizi che acquistano.
- Crescita del consumatore informato: Grazie alla diffusione di internet e all’accesso immediato alle informazioni, i consumatori sono diventati più informati e consapevoli delle loro scelte. Questo ha spinto le aziende a coinvolgerli di più nei processi decisionali.
- Competizione e personalizzazione: In un mercato sempre più competitivo, le aziende cercano di differenziarsi coinvolgendo i clienti nella creazione di prodotti personalizzati che soddisfano esattamente le loro esigenze.
- Crescita dell’esperienza del cliente: L’esperienza del cliente è diventata un elemento chiave per il successo di un brand. Coinvolgere i clienti nel processo di creazione del prodotto crea un’esperienza più significativa e gratificante.
In sintesi, il desiderio delle persone di far parte di un progetto e di essere coinvolte nella creazione di un prodotto è spinto dalla ricerca di un senso di appartenenza, autorealizzazione, coinvolgimento emotivo, trasparenza e fiducia. Questa tendenza è stata amplificata dalla crescita della cultura della partecipazione, del consumatore informato, della competizione e della personalizzazione, e dell’esperienza del cliente.
Voglio farti un esempio, userò Laura, una cliente inventata che farà il percorso di cui stiamo parlando.
Il viaggio di Laura
Fase 1: Ipotesi
Tutto ha inizio con la consapevolezza di un problema da parte del cliente, proprio come la nostra cliente immaginaria, Laura. Laura è alla ricerca di una soluzione per ottimizzare la sua gestione del tempo e organizzare le attività quotidiane in modo più efficiente. Comincia esplorando il mondo digitale alla ricerca di altri individui che hanno affrontato lo stesso problema. Questa fase è fondamentale perché è qui che Laura inizia a stabilire connessioni con persone che hanno vissuto esperienze simili. Trovare gruppi online, forum o community di appassionati che discutono di questo problema è un passo cruciale.
Fase 2: Tesi
Dopo aver scoperto altri con problemi simili, Laura inizia a comprendere meglio la portata e l’entità del suo problema. Questa fase è come una luce di speranza che illumina il percorso. Laura ha ora una solida base di conoscenze sul problema e inizia a formulare la sua “tesi”. Questa è la sua idea iniziale di una possibile soluzione, basata sulla ricerca e le discussioni avute con altre persone. La sua tesi è un punto di partenza per il suo viaggio verso la soluzione.
Fase 3: Azione
Laura non si ferma solo alla teoria, ma passa all’azione. Ora è il momento di fare un passo concreto verso la soluzione del suo problema. Qui entriamo nella fase dell'”Azione”. Laura investe tempo e, se necessario, soldi, nella soluzione che ha identificato come la più promettente. Potrebbe provare diverse app di gestione del tempo, esplorare metodi di organizzazione delle attività o eseguire un acquisto di prova. L’azione è ciò che mette Laura sulla strada per la soluzione.
Fase 4: Antitesi
L’azione di Laura la porta a sperimentare la soluzione sul campo. Questa è la fase dell'”Antitesi”. Durante questa fase, Laura raccoglie esperienze concrete e confronta i risultati con le aspettative che aveva nella fase della tesi. È possibile che alcune soluzioni soddisfino le sue aspettative, mentre altre potrebbero rivelarsi meno efficaci di quanto si aspettasse. L’importante è che Laura impara dai successi e dagli errori e acquisisce una prospettiva più completa della soluzione.
Fase 5: Sintesi
Alla fine dell’esperimento, Laura raggiunge la fase della “Sintesi”. In questa fase, rielabora la sua tesi originale in base a ciò che ha imparato durante l’azione e la sperimentazione. Lascia spazio a diverse opinioni e considera altri fattori che potrebbero influenzare la sua percezione della soluzione. La sintesi è un momento di riflessione e di integrazione delle esperienze acquisite durante il percorso di JointMark.
Fase 6: Advocacy
Finalmente, Laura giunge alla fase finale del percorso di JointMark: l'”Advocacy”. In questa fase, Laura è così entusiasta della soluzione che ha trovato che decide di condividerla con il mondo. Questo è il cuore dell’advocacy. Laura diventa un’autentica sostenitrice del brand e del prodotto o servizio. Comunica la sua esperienza positiva ad amici, familiari e sui social media, condividendo il suo trionfo personale. La sua voce ha un impatto maggiore di qualsiasi campagna pubblicitaria perché è genuina, autentica e basata sulla sua esperienza reale.
Il percorso di JM si basa su un semplice presupposto: i clienti possono diventare i tuoi migliori ambasciatori e strumenti di marketing. Con il coinvolgimento e la connessione iniziali, seguiti da un processo di sperimentazione, i clienti come Laura passano da semplici consumatori a sostenitori appassionati.
E ciò che rende questa strada ancora più incredibile è che tutto ciò avviene in modo spontaneo, risparmiando il tuo prezioso budget di comunicazione. Non è solo una teoria astratta, ma una strategia che può essere applicata con successo per ottenere l’advocacy finale, costruendo un marchio forte, duraturo e che ottimizza al massimo le risorse da investire in comunicazione e marketing.
Quali sono i problemi che la JM vuole risolvere?
- Farti trovare da chi ti cerca
- Dare a chi cerca le giuste informazioni
- Creare consapevolezza in chi si avvicina al tuo brand
- Vendere sempre e in modo semplice
- Assistere il cliente prima durante e nella fase post-vendita
- Fare cross selling e upselling
- Raccogliere i feedback
- Ottenere recensioni positive
- Stimolare il referral marketing
- Ottenere advocacy
- Promuovere il prodotto in modo capillare
- Ridurre i reclami verso il prodotto
- Gestire i momenti di crisi
- Aumentare la qualità del prodotto
- Conquistare una categoria di mercato
- Anticipare mosse di mercato vincenti
- Sapere con anticipo cosa sta facendo la concorrenza
- Sapere tutto del mercato a cui si fa riferimento
- Mantenere il valore di mercato del prodotto sempre alto
- Governare quel settore con grande autorevolezza
Queste sono solo 20, me ne potrei far venire in mente altre 20.
E sai quale è la cosa meravigliosa di questo approccio al marketing?
Che per un brand gestire questi processi oggi è faticosissimo e costosissimo. Costa tempo, soldi, risorse umane, richiede competenze. Richiede tecnologie di vario tipo. Ma soprattutto, richiede budget, e quello non c’è mai, e persone, tante persone, che tu dovresti pagare.
E quindi, la JM risolverebbe questi problemi con meno soldi tempo ed energie del solito?
Certo.
Se hai mai desiderato trasformare i tuoi clienti in ambasciatori entusiasti del tuo brand senza dover investire in costose campagne pubblicitarie, allora il percorso di JointMark è ciò che fa per te! Niente di astruso o troppo filosofico, ma una strategia pratica e coinvolgente che si ispira a un approccio di marketing intuitivo.
Cosa è JointMark?
JointMark rappresenta una strategia omocentrica emergente, poiché le tradizionali tattiche di marketing pull e push stanno progressivamente perdendo efficacia. Questa innovativa metodologia si basa sulla sinergia tra il brand e il prosumer, simile alla collaborazione tra specie diverse nella natura, per ottenere vantaggi reciproci. Di fatto è una “simbiosi”.
Come funziona JointMark?
JointMark funziona sfruttando il potere dell’interazione e dell’identificazione all’interno di una community di prosumatori con interessi comuni. Il coinvolgimento attivo dei prosumatori è il cuore pulsante di questa strategia, poiché essi sono motivati dalla volontà di condividere esperienze e connettersi con persone simili. Questa partecipazione attiva e il confronto con altri appassionati creano un legame profondo tra il brand e i prosumatori, generando un’esperienza autentica e gratificante.
La forza di JointMark risiede anche nel fatto che diventare prosumatori va oltre l’uso del prodotto o servizio; si tratta di dedicare tempo e passione all’interno di una comunità specifica. Questo coinvolgimento crea un senso di appartenenza a un ecosistema sociale con valori e promesse condivise. Come nel caso degli autoclub, dei pescatori o dei praticanti di yoga, il senso di appartenenza e di essere parte di qualcosa di più grande è gratificante e spinge le persone a investire risorse, sia economiche che emotive.
Questo tipo di coinvolgimento emotivo è un potente leva psicologica nel marketing. Quando ci identifichiamo con una community o un brand, le nostre decisioni e comportamenti possono essere guidati più dalle emozioni che dalla razionalità. Questo fenomeno è noto in psicologia come “coinvolgimento affettivo” o “coinvolgimento emotivo”. Quando ci sentiamo parte di qualcosa che ci rappresenta e ci coinvolge emotivamente, siamo più disposti a fare sacrifici o a investire risorse per sostenere quell’esperienza.
Io agli inizi anni duemila mi avvicinai al modellismo, e ne fui risucchiato come in un portale spaziotempo. Mi ritrovai a fare una cosa bellissima, in cui ognuno dava il meglio di sé, spendevo un patrimonio economico enorme per un semplice hobby. Perché quell’ecosistema sociale mi rappresentava, ci credevo e difendevo le mie scelte quando mi facevano notare che perdevo tutte le domeniche e tutti i miei soldi per una cosa della quale potevo fare anche a meno.
Perdiamo la ragione di fronte a qualcosa che ci coinvolge emotivamente, ne difendiamo le scelte e non accettiamo critiche (questa è l’advocacy).
In sintesi, JointMark sfrutta il coinvolgimento attivo e emotivo dei prosumatori all’interno di una community con interessi comuni per creare un legame autentico tra il brand e i suoi sostenitori. Il coinvolgimento emotivo è un potente driver di comportamento dei consumatori, spingendoli a dedicare tempo, risorse e passione al brand o all’esperienza condivisa. Questo approccio genera fedeltà, appartenenza e un senso di gratificazione nell’essere parte di qualcosa di significativo.
Perché devi adottare JointMark?
I prosumer non solo utilizzano il tuo prodotto, ma anche quelli della concorrenza e spesso hanno una conoscenza approfondita del settore. La collaborazione tra brand e prosumer è quindi fondamentale: non siete entità separate, ma costruite insieme l’identità del brand.
L’adozione di JointMark richiede che brand e prosumer camminino insieme verso uno scopo chiaro, consapevole e ben definito. Solo attraverso una promessa condivisa, tutti saranno allineati nello sforzo per il raggiungimento dei risultati.
Dove succede tutto questo
La formazione della community secondo l’approccio JointMark può avvenire in diversi modi. Molte community prendono forma intorno a un forum o a un blog di successo, dove gli utenti si ritrovano per discutere e condividere idee. Successivamente, queste community si rafforzano attraverso la presenza sui social media, come Facebook e Instagram, ampliando la portata e coinvolgendo un pubblico ancora più vasto.
Altre community possono avere come punto di riferimento esclusivamente un gruppo su Facebook o un gruppo Telegram o WhatsApp. Questi social network offrono strumenti potenti per interagire e coinvolgere i membri della community in modo diretto e immediato.
Inoltre, la creazione di una community può avvenire anche attraverso l’utilizzo di piattaforme dedicate, come WordPress. Questo consente di costruire un ambiente personalizzato e altamente flessibile, adatto alle specifiche esigenze della community.
L’importante è offrire un luogo di incontro e scambio dove i prosumatori possano sentirsi a proprio agio, condividere esperienze e contribuire attivamente alla crescita del progetto. La creazione di una community ben strutturata e coinvolgente rappresenta un tassello fondamentale per il successo dell’approccio JointMark, poiché favorisce una connessione autentica tra brand e prosumer, generando una fiducia duratura e una collaborazione proficua.
Io personalmente do la precedenza a gruppo Facebook e gruppo WhatsApp. Sono immediati, veloci, e alla portata di chiunque. Ma confido nella nascita di strumenti creati apposta per gestire le JointMark del futuro, spero qualcuno con competenze specifiche crei proprio una piattaforma di nome JointMark, la quale facilita il lavoro di gruppo e gestione dei ruoli oltre che il monitoraggio e la gestione dei reciproci ricavi.
Ti devi fidare di loro.
Per avere successo nell’implementazione dell’approccio JointMark, devi instaurare una fiducia reciproca con i prosumer e lasciare che siano loro a guidare la strategia di crescita. Coinvolgi attivamente i nuovi clienti con quelli esistenti fin da subito, in modo che possano essere coinvolti nella tua brand journey.
I prosumer, a loro volta, diventeranno promotori del brand, creando una rete di nuovi prosumer. All’interno di questo gruppo di persone attive per il brand, ci possono essere diverse figure chiave:
Brand Community Manager: Individui con competenze di moderazione e gestione della community, in grado di mantenere la calma anche durante momenti critici.
Brand Advocates: Coloro che promuovono attivamente il brand e lo raccomandano ad altri.
Brand Ambassadors: Clienti che agiscono come ambasciatori del brand, diffondendo i valori del brand tra i loro contatti.
Brand Customer Relationship: Prosumer dedicati alla gestione del pre e post vendita, fornendo supporto e assistenza ai clienti.
Brand Partners: Clienti o persone che lavorano in collaborazione stretta con il brand in progetti specifici, portando competenze utili al prodotto o servizio.
Brand Content Creators: Prosumer responsabili della produzione di contenuti e materiali per promuovere il brand verso nuovi potenziali clienti.
Queste attività cresceranno spontaneamente con il tempo, ma è importante stimolarle e aumentarne l’entusiasmo. La moneta di scambio più preziosa con i prosumer è la riconoscenza e il rispetto. Offri loro fiducia, spazio e gli strumenti necessari, e vedrai come si impegnano per far crescere il brand come se fosse loro.
Nell’implementare questa strategia, inizialmente puoi considerare una sola persona per ogni ruolo che desideri implementare, ovviamente non è necessario che tu implementi tutti i ruoli da subito.
Fai un atto di fede grande verso di loro e offri la possibilità di fidarsi di te in cambio. Concentrati non solo sui tuoi obiettivi, ma pensa prima alle esigenze e aspirazioni dei prosumer, e loro ricambieranno con impegno e passione.
È fondamentale che tu abbracci un cambiamento radicale nella gestione della tua community di prosumer. Devi liberarti dalla necessità di controllare tutto e di fare il padre padrone. Devi fidarti dei tuoi prosumer e dare loro l’autonomia di guidare la strategia di crescita.
Questa trasformazione richiede di abbandonare vecchi schemi di comando e controllo, per abbracciare un approccio di collaborazione aperto e fiducioso. I tuoi prosumer sono partner preziosi, che condividono passioni e interessi con te. Concedi loro la libertà di esprimersi, di condividere le loro idee e di contribuire attivamente alla crescita della tua brand community.
Sii aperto a nuove idee e prospettive, e non temere di lasciare che i prosumer si esprimano e agiscano. L’apertura e la fiducia reciproca sono gli ingredienti chiave per costruire una community solida e coinvolgente.
Il passaggio dal controllo al coinvolgimento attivo dei prosumer potrebbe sembrare un salto di fede, ma è proprio in questa fiducia che risiede la forza dell’approccio JointMark. Quando permetti ai prosumer di guidare il percorso insieme a te, sarai sorpreso dai risultati straordinari che possono essere raggiunti.
Ricorda, la moneta di scambio più preziosa con i prosumer è la riconoscenza e il rispetto. Offrendo loro fiducia, spazio e strumenti adeguati, dimostrerai il tuo impegno per costruire una relazione autentica. Sarà proprio questa relazione fondata sulla fiducia reciproca che permetterà alla tua brand community di crescere e prosperare in modi che non avresti mai immaginato.
Quindi, lascia andare il controllo e abbraccia questa nuova forma di collaborazione. Sii aperto, fidati dei tuoi prosumer e vedrai come la tua brand community raggiungerà nuove vette di successo, con una base di prosumer entusiasti e devoti al tuo brand.
L’approccio simbiotico di JointMark sta guadagnando terreno, e alcuni brand pionieri hanno dimostrato che la collaborazione può trasformarsi anche in un vantaggio economico. Oltre all’importanza del coinvolgimento emotivo, etico e collaborativo, questi brand premiano i prosumer con commissioni basate sulla crescita del fatturato. Questo sistema crea un circolo virtuoso: più il brand cresce, maggiore è il guadagno per i prosumer coinvolti direttamente nella promozione, vendita e assistenza del prodotto. In questo modo, i prosumer diventano un motore propulsore fondamentale per il successo dell’azienda, sentendosi veramente parte integrante del brand e incentivati a dedicare tutto il loro impegno alla sua crescita.
La tua promessa JointMark
Ovviamente, come detto più volte nel libro devi trovare la tua promessa, anzi, la vostra promessa. Adesso siete tu e i tuoi prosumer ricordi?
Quale è il ragionamento che porta alla formulazione della tua promessa? Semplice eccolo:
- IO SONO
- TU SEI
- INSIEME FAREMO
Una consapevolezza intersoggettiva che deve essere alimentata condivisa e ricercata giorno dopo giorno.
Potenziali critiche o limitazioni
Come per ogni teoria, ci sono potenziali critiche e limitazioni da prendere in considerazione, vediamole.
Partecipazione limitata: Non tutti i clienti potrebbero essere interessati a partecipare attivamente ai processi di marketing. Alcuni preferiscono solo consumare i prodotti senza essere coinvolti nella loro creazione o promozione.
Bias positivo: Quando i clienti sono coinvolti nella co-creazione, potrebbero essere più inclini a fornire feedback positivi e a sostenere il brand, ignorando eventuali aspetti negativi dei prodotti o servizi. Quindi il brand potrebbe alle volte rischiare di non essere obbiettivo e sincero.
Complessità gestionale: L’implementazione della teoria di JointMark richiede un cambiamento culturale all’interno dell’azienda, nonché risorse dedicate alla gestione delle interazioni con i clienti.
Conflitti gelosie e divergenze tra prosumer: Potrebbero nascere conflitti interni al gruppo dovuti a divergenze di opinione rispetto alle tematiche trattate, ma il confronto in ogni caso è sempre costruttivo se porta poi ad una conclusione finale largamente accettata dai prosumer del gruppo, la famosa mente collettiva anche in questo caso sistemerà le cose.
Divulgazione di informazioni riservate: Coinvolgere i clienti in determinati aspetti del business potrebbe comportare la divulgazione di informazioni riservate dell’azienda.
Ma la cosa più pericolosa è il fatto che la tua credibilità, la tua immagine, il tuo lavoro di branding, cioè la reputazione, è in mano ad altri. Ma questo non deve spaventarti e ti spiego perché.
La teoria JointMark sfrutta una arma potentissima. La mente collettiva.
La diversità di prospettive, competenze e conoscenze presenti tra i prosumatori consente di affrontare le sfide da angolazioni diverse, di ideare strategie più innovative e di fornire soluzioni più complete per soddisfare le esigenze dei clienti. L’interazione e la condivisione all’interno della community stimolano il confronto e l’arricchimento reciproco, contribuendo a rendere la mente collettiva più flessibile, creativa e adattabile.
Quando una pluralità di menti lavora insieme con un forte senso di appartenenza e coinvolgimento, si possono ottenere risultati sorprendenti e raggiungere obiettivi che sarebbero stati difficili da raggiungere con una mente singola o pochi soci. La mente collettiva può generare un’energia collaborativa che motiva i prosumatori a dare il massimo, sentendosi parte attiva del successo del brand.
Inoltre, la mente collettiva può contribuire a superare eventuali limiti o pregiudizi che una singola mente potrebbe avere. I prosumatori possono condividere feedback, esperienze e conoscenze provenienti da diverse sfere della vita, contribuendo a prendere decisioni più informate e bilanciate.
Tuttavia, è importante sottolineare che il successo della mente collettiva dipende anche dalla capacità di gestire efficacemente questa community, incoraggiando una comunicazione aperta e stimolante, e valorizzando il contributo di ciascun prosumatore. Quando i prosumatori si sentono parte di un’esperienza significativa e coinvolgente, il loro impegno e la loro dedizione possono essere notevolmente potenziati, portando a risultati più soddisfacenti per il brand e per l’intera community.
Credo che questa tra le tante altre sia la caratteristica più potente della teoria JointMark, l’unione delle menti in un unico grande cervellone pensante, che a quel punto difficilmente sbaglierà qualcosa.
Resta il fatto che la buona riuscita di tutto è figlia di una gestione sana, onesta, etica e sincera.
Che nessuno si senta mai in dubbio, Ricordala questa regola, è la regola numero 1 della JointMark.
Nell’era dell’informazione e della connettività globale, il mondo del branding sta affrontando una rivoluzione significativa. Tradizionalmente, il branding è stato guidato dal brand stesso, con messaggi unidirezionali rivolti ai consumatori. Tuttavia, con l’avvento dei social media, la condivisione istantanea delle esperienze dei consumatori e la crescente importanza dell’empatia e dell’interazione autentica, sta emergendo un nuovo modo di fare branding: il concetto rivoluzionario di “JointMark”. Questo approccio si basa sulla co-creazione e sulla collaborazione tra il brand e i consumatori, trasformando il processo di branding in un’esperienza condivisa e partecipativa.
Una Nuova Era di Co-Creazione
JointMark pone l’accento sulla co-creazione, coinvolgendo i consumatori come “prosumatori”, cioè soggetti attivi che partecipano attivamente al processo di creazione di valore. Questa teoria sfida la concezione tradizionale del branding, in cui il brand detiene il controllo su ogni aspetto dell’identità e della percezione. Invece, JointMark adotta un approccio collaborativo in cui i prosumatori sono coinvolti nella definizione del brand stesso. Questo coinvolgimento va oltre l’acquisto di un prodotto o servizio; si tratta di partecipare al processo decisionale, di contribuire alle idee e di condividere l’esperienza con il brand.
Empowerment e Coinvolgimento Emotivo
JointMark si basa sull’empowerment dei prosumatori. Li rende parte integrante del brand, consentendo loro di avere voce in capitolo nelle decisioni chiave, dalla progettazione di prodotti alla definizione dei valori. Questo non solo accresce il senso di appartenenza, ma genera anche un coinvolgimento emotivo profondo. Quando i prosumatori si sentono coinvolti nella creazione del brand, sviluppano un legame emozionale più forte e autentico con esso.
La Forza della Community e della Mente Collettiva
Uno degli elementi distintivi di JointMark è la creazione di una community di prosumatori con interessi e valori comuni. Questa community agisce come piattaforma per lo scambio di idee, esperienze e feedback. La mente collettiva che emerge da questa comunità può portare a soluzioni innovative e adattabili, superando i limiti di una sola prospettiva. Inoltre, la community favorisce il passaparola positivo, poiché i prosumatori diventano promotori attivi e autentici del brand tra le loro reti personali.
Un’Autentica Collaborazione
JointMark richiede una fiducia reciproca tra il brand e i prosumatori. Questa fiducia è fondata sulla trasparenza, sull’ascolto attivo e sulla condivisione sincera. Il brand deve essere disposto a lasciare andare il controllo rigido e ad abbracciare l’incertezza. D’altra parte, i prosumatori devono sentirsi valorizzati e rispettati come partner nella creazione del brand. Questa autentica collaborazione crea una base solida per la costruzione di relazioni a lungo termine.
L’Innovazione come Risultato Naturale
Con JointMark, l’innovazione non è solo un obiettivo, ma un risultato naturale della co-creazione e della collaborazione. I prosumatori, provenienti da diverse sfere della vita e con esperienze variegate, contribuiscono con idee fresche e prospettive uniche. Questa diversità di pensiero può portare a soluzioni e prodotti che rispondono meglio alle esigenze e alle aspirazioni dei consumatori.
Vantaggi per il Futuro del Branding
Il futuro del branding sarà sempre più dominato dalla digitalizzazione e dalla personalizzazione. In questo contesto, JointMark offre vantaggi significativi:
- Autenticità Rafforzata: I consumatori cercano autenticità e trasparenza dai brand. JointMark permette al brand di dimostrare un impegno reale per la collaborazione e l’ascolto, aumentando la propria autenticità.
- Risposta Aggiornata alle Tendenze: La collaborazione costante con i prosumatori consente al brand di adattarsi rapidamente alle mutevoli tendenze del mercato.
- Differenziazione Competitiva: Un brand che abbraccia JointMark si differenzia dai competitor attraverso la sua autenticità, coinvolgimento emotivo e capacità di innovazione.
- Fedeltà Sostenibile dei Consumatori: I prosumatori coinvolti attraverso JointMark sviluppano una fedeltà più profonda e a lungo termine, poiché si sentono parte integrante del brand.
- Riduzione del Rischio di Fallimento del Prodotto: Coinvolgendo i consumatori fin dalle prime fasi di sviluppo, il brand può ridurre il rischio di lanciare prodotti o servizi che non soddisfano le aspettative dei consumatori.
Il futuro del branding si sta evolvendo verso un approccio più collaborativo e partecipativo, in cui i consumatori non sono semplicemente spettatori passivi, ma protagonisti attivi nella co-creazione del valore. JointMark rappresenta questa evoluzione, trasformando il branding da una strategia di comunicazione unidirezionale a un’esperienza condivisa e coinvolgente.
Questo approccio non solo risponde alle esigenze dei consumatori moderni, ma offre anche opportunità senza precedenti per l’innovazione, la differenziazione e la costruzione di relazioni autentiche. In un mondo sempre più interconnesso e partecipativo, JointMark emerge come un nuovo modo necessario e potente di fare branding.
Alain G. Serafini